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Racconto lungo, più che romanzo breve, "La palla curva" (il titolo richiama un gesto del baseball) mette in scena Andrea, un professore in pensione. Piccolo erotomane di provincia, malato di una sorta di bovarismo culturale, che ha privato la sua vita di ogni vitale spontaneità. Andrea si ritrova, dopo la separazione dalla moglie, in piena crisi esistenziale aggravata da un'identità devastata, senza più alcun aiuto a cui appoggiarsi. Andrea ha sempre vissuto una vita in seconda, facendo propria la vita dei personaggi letterari e cinematografici di cui si è di volta in volta innamorato. I suoi pensieri, le sue parole, gesti, comportamenti, sentimenti sono stati presi in prestito dalla finzione. Cavaliere senz'anima, corpo ridotto a pura e malata fisiologia, Andrea è un mimo della vita. L'unico aggancio che gli è rimasto con la realtà è un abnorme desiderio sessuale, che l'incontro con una ragazza cinica e disinibita porta fino al delirio. Quella che gli appare come una via d.uscita dalla crisi lo porta in realtà alla distruzione o autodistruzione. Attraverso il protagonista l'autore ha voluto contrabbandare una propria idea della letteratura che si nutre di altra letteratura, come maniera giunta ormai allo sfinimento, che non può presentare che fantasmi privi di vita e anch'essi sfiniti.